Podobne

[ Pobierz całość w formacie PDF ]

affinità con gli anni avevano ramificato? In che cosa mi ero sentita affine a lui,
quando me ne ero innamorata? Cosa avevo riconosciuto di lui dentro di me, agli inizi
del nostro rapporto? Quanti pensieri, gesti, toni, gusti, abitudini sessuali mi aveva
trasmesso negli anni?
In quel periodo riempii fogli e fogli di domande di quel tipo. Ora che Mario mi aveva
lasciato, se non mi amava più, se io stessa non lo amavo più, perché dovevo seguitare
a portare nella carne tante cose sue? Ciò che avevo deposto in lui era sicuramente già
stato cancellato da Carla negli anni segreti della loro relazione. Ma io, se mi erano
sembrati amabili tutti i segni che una volta avevo assimilato da lui, adesso che
amabili non mi sembravano più, come facevo a strapparmeli veramente via? Come
potevo raschiarmeli definitivamente dal corpo, dalla mente, senza dover scoprire che
così raschiavo via me stessa?
Solo a questo punto, mentre durante la mattinata le chiazze di sole si disegnavano sul
prato tra le ombre degli alberi per poi spostarsi lentamente come verdi nuvole
luminose su un cielo scuro, tornai con un po' di vergogna a esaminare la voce ostile di
Carrano. Mario era davvero un uomo aggressivo, convinto di poter spadroneggiare su
tutto e tutti, addirittura capace di opportunismi come mi aveva accennato il dottore?
Che io non l'avessi mai vissuto come un individuo di quel genere non poteva
significare che ne consideravo naturali i comportamenti perché essi assomigliavano ai
miei?
Passai diverse sere guardando le fotografie di famiglia. Cercai nel corpo che avevo
avuto prima di conoscere il mio futuro marito i segni della mia autonomia. Misi a
confronto le mie immagini di ragazzina con quelle degli anni seguenti. Volli scoprire
quanto si era modificato il mio sguardo a partire dalla frequentazione con lui, volli
vedere se negli anni aveva finito per assomigliare al suo. Il seme della sua carne mi
era entrato nella carne, mi aveva deformata, allargata, appesantita, ero rimasta incinta
due volte. Le formule erano: avevo portato in grembo figli suoi; gli avevo dato dei
figli. Se pure provavo a dirmi che non gli avevo dato niente, che i figli erano
soprattutto miei, che erano rimasti sempre dentro il raggio del mio corpo, soggetti alle
mie cure, tuttavia non potevo evitare di pensare a quel che della sua natura
inevitabilmente covava nei bambini. Mario sarebbe esploso dall'interno delle loro
ossa all'improvviso, adesso, nei giorni, negli anni, in modo sempre più visibile.
Quanto di lui sarei stata costretta per sempre ad amare senza nemmeno rendermene
conto, solo per via del fatto che amavo loro? Che complicato schiumoso miscuglio è
una coppia. Sebbene la relazione si sfrangi e poi cessi, essa continua ad agire per vie
segrete, non muore, non vuole morire.
Ritagliai con le forbici, per tutta una lunga silenziosa serata, occhi, orecchie, gambe,
nasi, mani mie, dei bambini, di Mario. Mi misi a incollarle su un foglio da disegno.
Ottenni un unico corpo di mostruosa indecifrabilità futurista, che mi affrettai a gettare
nella spazzatura.
40.
Quando Lea Farraco riapparve qualche giorno dopo, capii subito che Mario non
aveva alcuna intenzione di confrontarsi direttamente con me, nemmeno per telefono.
Ambasciatrice non porta pena, mi disse la mia amica: dopo quell'aggressione per
strada, mio marito riteneva che fosse meglio incontrarci il meno possibile. Tuttavia i
bambini voleva vederli, gli mancavano, mi chiedeva se potevo mandarglieli nel week
end. Dissi a Lea che avrei consultato i miei figli e avrei lasciato a loro la scelta. Lei
scosse la testa, mi rimproverò:
«Non fare così, Olga, cosa vuoi che decidano i bambini».
Non le diedi ascolto, pensai che avrei potuto gestire quella questione come se fossimo
un trio capace di discutere, confrontarci, prendere decisioni all'unanimità o a
maggioranza. Perciò parlai con Gianni e Ilaria appena tornarono da scuola, dissi che
il padre voleva averli con sé nel fine settimana, spiegai che a decidere se andare o no
dovevano essere loro, li avvisai che probabilmente avrebbero conosciuto la nuova
moglie (dissi proprio moglie) del loro genitore.
Ilaria mi chiese subito, senza mezzi termini:
«Tu che vuoi che facciamo?».
Gianni si intromise:
«Stupida, ha detto che dobbiamo decidere noi».
Erano visibilmente in ansia, mi chiesero se potevano consultarsi. Si chiusero nella
loro stanza e li sentii litigare a lungo. Quando ne uscirono, Ilaria mi domandò:
«A te dispiace se andiamo?».
Gianni le diede un brutto spintone e disse:
«Abbiamo deciso di restare con te».
Mi vergognai della prova di affetto a cui avevo cercato di sottoporli. Il venerdì
pomeriggio li obbligai a lavarsi con cura, li vestii con i loro abiti migliori, preparai
due zainetti con le loro cose e li accompagnai da Lea.
Per strada continuarono a sostenere che non avevano voglia di separarsi da me, mi
chiesero cento volte come avrei passato il sabato e la domenica, infine montarono [ Pobierz całość w formacie PDF ]

  • zanotowane.pl
  • doc.pisz.pl
  • pdf.pisz.pl
  • grolux.keep.pl
  • Powered by MyScript